GUIDA RISCHIO HVAC

1. L’unità operativa Crepaz Florio1 Aria salubre

L’unità operativa è specializzata nella gestione e controllo del rischio microbiologico negli impianti di climatizzazione al servizio delle aziende e delle comunità: attraverso l’attuazione di interventi mirati perseguiamo  la salvaguardia della salute degli occupanti degli ambienti indoor, nei limiti della funzionalità degli impianti aeraulici presenti, eliminando tutti i possibili rischi.

Valutiamo il rischio correlato alla scarsa qualità dell’aria negli ambienti confinati mediante: sopralluoghi e ispezioni visive, ispezioni tecniche ed eventualmente pianifichiamo e mettiamo in atto interventi di sanificazione, bonifica ed eventuale modifica degli impianti in maniera da abbattere drasticamente ogni tipo di rischio derivante dalla scarsa qualità dell’aria circolante sì da  garantire la salute e il benessere di lavoratori ed utenti. Ogni  processo operativo è certificato secondo la normativa tecnica nazionale e in accordo con gli standard tecnici internazionali. 

Sono interessate tutte quelle realtà2 servite da impianti di climatizzazione centralizzata che vogliono garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e degli utenti che stazionano all’interno degli ambienti confinati.

 L’azienda ha sede a Primiero San Martino di Castrozza (TN).

1.Qualità dell’aria e salute negli ambienti climatizzati

Esiste una stretta correlazione tra lo stato igienico degli impianti di condizionamento e i rischi cui sono esposti gli occupanti degli ambienti climatizzati (siano essi  lavoratori o utenti). Lo stato igienico degli impianti determina la qualità dell’aria degli ambienti interni che, a sua volta,  determina lo stato di salute e il benessere interno: a tal fine è fondamentale valutare il rischio che poi compare nell’importantissimo documento aziendale che è il nel Documento di Valutazione dei Rischi3 [così come stabilito dal T.U. sulla sicurezza /Dlgs. 81/2008].   

Tra le tre tipologie di rischi da valutare, ovvero il rischio fisico (1.), rischio chimico (2.), rischio biologico (3.), quella che interessa maggiormente gli impianti HVAC4 è la terza categoria, ovvero il rischio derivante dall’esposizione ad agenti microbiologici quali batteri, funghi, protozoi, virus. La presenza di inquinanti di origine biologica dipende essenzialmente dai livelli di igiene e pulizia dei locali e degli impianti connessi agli ambienti stessi,  oltre che dalla pulizia degli occupanti.


1. Azienda specializzata nella realizzazione di canali di ventilazione, canne fumarie inox e linee vita.
2. In particolare ci si rivolge a strutture sanitarie, laboratori analisi, case di riposo, industrie  farmaceutiche, elettroniche, alimentari, comunità, scuole, centri commerciali oltre che ditte di manutenzione e installazione di  impianti HVAC che possiamo affiancare in qualità di partner tecnici.
3.La redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) è  obbligatoria per legge e se viene effettuata in   modo incompleto il datore di lavoro è passibile di sanzioni amministrative o penali. Inoltre, la mancata  redazione del DVR, se reiterata nel tempo, può comportare  anche la sospensione dell’attività
4.Impianti di riscaldamento, ventilazione e aria condizionata (Heating, Ventilation, Air Conditioning)


2. Gli agenti biologici causano disturbi e malattie

Un agente biologico è definito come “qualsiasi microrganismo, coltura cellulare o endoparassita umano, che potrebbe provocare infezioni, allergie, intossicazioni”: l’esposizione ai rischi correlati al contatto con tali agenti ne determina la conseguente pericolosità per l’uomo.

La pericolosità di un agente patogeno dipende dai seguenti fattori: 

  1. La patogenicità è la capacità di produrre una malattia a seguito di una infezione;
  2. l’infettività è la capacità di tali microrganismi di penetrare e moltiplicarsi all’interno dell’organismo umano;
  3. la trasmissibilità è la capacità di migrare da un soggetto infetto ad un altro suscettibile.

Esiste una possibilità potenziale di contrarre malattie a causa del contatto con gli agenti patogeni che è modulata dalla suscettibilità e dallo stato psicofisico dei singoli individui: i soggetti più deboli dal punto di vista immunitario sono maggiormente a rischio.

3. La valutazione del rischio biologico

Per valutare qualunque tipologia di rischio e in particolare quello di tipo biologico, occorre individuare e analizzare i pericoli potenziali correlati alle attività e le modalità operative della struttura oggetto d’indagine, ovvero si valutano:

  • gli ambienti di lavoro (eventuale presenza di agenti patogeni nell’ambiente,  negli impianti  e nelle le dotazioni di servizio);
  • la tipologia del personale esposto a eventuali agenti biologici e il contatto diretto o indiretto con l’agente biologico stesso.
3.1 Primo passaggio nella valutazione del rischio: pericoli potenziali

Nell’ALLEGATO XLVI del Dlgs 81/2008 sono classificate quattro tipologie di agenti biologici in funzione del danno che causano all’essere umano (tabella 1).

Il rischio quindi aumenta passando dal primo gruppo al quarto dove sono presenti agenti che possono provocare anche la morte e per i quali dove non si conoscono misure terapeutiche efficaci. 

3.2 Secondo step: calcolo del rischio vero e proprio

Si procede nella valutazione di tutte le misure di prevenzione e protezione in atto e la valutazione della loro adeguatezza. si valutano i rischi intrinseci ed estrinseci, i rischi residui, e poi si definisce la priorità degli interventi volti a ridurre il rischio. Nei casi più gravi si individuano i provvedimenti da adottare per la massima riduzione del rischio compatibilmente con le condizioni strutturali ambientali e nell’ottica di un sensata sostenibilità degli interventi stessi.

Il rischio “R” è definito come il prodotto tra la probabilità “P” di accadimento dell’evento avverso per la gravità del danno “D”, secondo la formula:

R=PD (.I)

ove P scaturisce dalla sommatoria dei sei fattori descritta nel paragrafo a seguire (3.2.1.)

P = Σ(f1, f2, f3, f4, f5, f6) (.II)

e di conseguenza il rischio sarà pari al prodotto:

R = Σ(f1, f2, f3, f4, f5, f6) D (.III)

3.2.1 Calcolo della probabilità di accadimento dell’evento avverso

Quante volte può accadere l’evento avverso rappresentato dall’infezione di un singolo lavoratore, e poi dell’insieme dei lavoratori? Tale stima si quantifica con la variabile “P” che stima, in seguito ad analisi oggettiva,  la probabilità di accadimento cui si attribuiscono i seguenti valori:

  1. molto improbabile, ovvero: il danno può dipendere da un concatenamento di eventi indipendenti tra di loro5
  2. poco probabile: il danno può dipendere da condizioni sfavorevoli (eventi accaduti raramente o con rare probabilità di accadimento)
  3. probabile: il danno può dipendere da condizioni non completamente relative alla situazione ma possibili (ad es. eventi già riscontrati in letteratura).
  4. molto probabile: il danno può dipendere da condizioni connesse alla situazione (eventi già accaduti).

Il calcolo6 di tale valore si esegue attraverso la somma Σ(f1, f2, f3, f4, f5, f6) di sei fattori7 di probabilità di esposizione:

  1. Fattore Presenza agente, che può assumere i valori: 1 (liv. basso), 2 (liv. medio), 3 (liv. alto)
  2. Fattore Contatto agente, che può assumere i valori: 1 (liv. basso), 2 (liv. medio), 3 (liv. alto)
  3. Fattore Dispersione in ambiente, che può assumere i valori: 1 (liv. basso), 2 (liv. medio), 3 (liv. alto)
  4. Fattore Durata, che può assumere i valori: 1 (liv. basso), 2 (liv. medio), 3 (liv. alto)
  5. Fattore frequenza, che può assumere i valori: 1 (liv. basso), 2 (liv. medio), 3 (liv. alto)
  6. Fattore carenza misure di prevenzione:
  • Livello contenimento in relazione all'agente non adeguato, assenza di altre misure tecniche / organizzative: punteggio 2  (livello ALTA).
  • Minimo: uso di DPI/ misure tecniche / organizzative:  punteggio 0 (livello MEDIA).
  • Massimo: uso DPI/misure tecniche /organizzative/procedure/formazione specifica. punteggio -2 (livello ALTA).

5. si può utilizzare lo storico degli eventi nel caso in cui la storia aziendale lo permetta, oppure si utilizza la letteratura prendendo ad esempio casi e tipologie simili.
6. la trattazione esauriente di tale calcolo viene affrontata in separata trattazione
7. sono legati alle modalità e all’organizzazione del lavoro e la cui sommatoria definisce la probabilità di esposizione

Nei discende che la  i=16fi può assumere valori compresi tra 3 e 17 che raggruppati per intervalli permettono di attribuire un conseguente valore di esposizione come di seguito descritto:

Fattore esposizione34557891011121314151617
Livello di esposizioneLivello BassoLivello medioLivello altoLivello molto alto
Valore di “P”1234

Tabella 1: Probabilità e corrispondenza tra punteggi - livelli  esposizione/ punteggio finale  esposizione

A ciascun punteggio viene attribuito un punteggio riassuntivo secondo il seguente schema di sintesi che poi determina il valore finale del fattore “P”:

3.2.2 Calcolo della gravità del danno

La gravità del danno “D” stima l'entità delle conseguenze sulla salute individuale, a tal fine occorre stabilire il gruppo di appartenenza dell’agente biologico riscontrato negli ambienti e negli impianti (Tab.2) attraverso analisi di laboratorio dei campioni prelevati. Tale valore di danno  dipende dalla natura del microorganismo rilevato e alla malattia che esso può causare e, in tal senso, si distinguono 4 livelli di sintomatologia:

  1. lieve: disturbi reversibili in pochi giorni, a fronte di esposizioni continuative nel tempo (croniche) con disturbi di rapida risoluzione.
  2. modesta entità: disturbi reversibili in qualche mese, a fronte di esposizioni continuative nel tempo (croniche) con effetti di invalidità permanente parziale o irreversibile.
  3. grave: invalidità permanente, parziale o irreversibile , oppure esposizioni continuative nel tempo (croniche).
  4. molto grave: invalidità totale o morte, esposizione cronica con effetti mortali o del tutto invalidanti.
Agente Biologico
Gruppo 1Gruppo 2Gruppo 3Gruppo 4
presenta poche probabilità di causare malattie nei soggetti umani- può causare malattie nei soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; 

- è poco probabile che si propaghi nella comunità

 - sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche

- può causare malattie gravi nei soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; 

- l’agente  è  probabile che si propaghi nella comunità;

-  sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche

- può causare malattie gravi nei soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; 

- l’agente  può presentare elevato rischio di propagazione nella comunità. 

- Non sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche

Rischio per i lavoratori: Molto bassoRischio per i lavoratori: BassoRischio per i lavoratori: Serio rischioRischio per i lavoratori: rischio elevato
Esempio di agente biologico:

Saccharomyces cerevisae

Esempio di agente biologico:

virus influenzali, Legionella pneumphilia, E. coli (ceppi non patogeni), Pseudomonas aeruginosas, staphilococcus aureus, aspergillus fumigatus.

Esempio di agente biologico:

Virus epatite B e C; rickettsia conorii, salmonella typhi, Micobacterium tubercolosis, brucella abortus, Escherichia coli (ceppi patogeni).

Esempio di agente biologico:

virus delle febbri emorragiche

Tabella 2: classificazione degli agenti patogeni secondo il DLGS 81/08 All. XVI

3.2.3 Il calcolo del rischio: prodotto di PD

La matrice del rischio che riporta i valori derivanti dal prodotto tra probabilità di accadimento e danno atteso e distingue i livelli di rischio che permettono poi di decidere il livello e la tipologia di eventuali interventi da intraprendere: 

R=PD (I.)

I risultati della matrice consentono l’individuazione di 3 aree a diverso grado di rischio a cui corrispondono 3 livelli di definizione del rischio stesso.

Livelli di rischio come prodotto tra  P x D
Probabilità: P = Σ(f1, f2, f3, f4, f5, f6)
molto improbabilepoco probabileprobabilemolto probabile
1234
Dannolieve11234
modesto22468
grave336912
Molto Grave4481216

Tabella 3: matrice del rischio come prodotto tra P e D

L’esito di questo calcolo determina il livello di rischio che va dal basso (1 ≤ R 3)8 al livello medio (4 ≤ R 8)9 e il livello di rischio molto ALTO  con  (9 ≤ R 16).

I primi 2 livelli di rischio identificano una situazione in cui la presenza, o possibile presenza, dell’agente biologico in relazione alle modalità di lavoro e ai sistemi di protezione, non determina un rischio significativo di contaminazione dell’ambiente di lavoro e di contagio per il personale.

Il livello di RISCHIO ALTO definisce uno scenario in cui il rischio di contaminazione risulta rilevante, sia per le caratteristiche di pericolosità dell’agente biologico, sia per le condizioni di lavoro, determinando un elevato rischio di contagio per il personale: in conseguenza di tale livello di rischio è o necessario adottare provvedimenti di prevenzione e protezione in maniera da riportare la situazione a livelli ottimali ricorrendo anche a soggetti esterni.

4. Il rischio biologico/chimico negli impianti di climatizzazione

Tali impianti, per caratteristiche costruttive e modalità di funzionamento, rappresentano ambiente eletto per la crescita e proliferazione di muffe e batteri: tali inquinanti, quasi sempre quindi di  natura biologica, sono presenti sostanzialmente per scarsa pulizia e manutenzione dell’impianto. Gli impianti aeraulici possono mostrare anche presenza di inquinanti di origine chimica, ovvero CO2 o composti organici volatili (COV), ad esempio a causa di uno scarso numero di ricambi orari o un eccesso di ricircolo ambiente: anche in questo caso è possibile rilevarne la presenza attraverso controlli specifici che mettiamo in atto . 

Nel caso di particolari ambienti industriali, quali industrie farmaceutiche o elettroniche  ci si deve attenere a protocolli e specifiche ad essi dedicati.


8. BASSO: Rischio non rilevante. Non necessarie ulteriori misure di prevenzione e protezione
9. RISCHIO MEDIO: Rischio potenzialmente presente, possono essere presenti rischi derivanti da fattori individuali o non corrette modalità di lavoro. Si raccomanda un miglioramento delle misure di prevenzione e protezione.


I fattori gestionali su cui intervenire sono:

  • la pulizia degli ambienti + mancato rispetto di norme igienico comportamentali da parte dei lavoratori o utenti
  • la pulizia e manutenzione degli impianti di trattamento e circolazione dell’aria (pulizia, sanificazione, manutenzione dei fancoil, delle bocchette delle UTA e delle condotte). 
  • eventuali modifiche nella regolazione delle portate dei volumi di ricircolo.

I fattori strutturali su cui intervenire sono:

  • le componenti e dai materiali con cui l’impianto è stato realizzato, ad esempio canali di vecchia concezione;
  • fare attenzione anche ad arredi molto datati che rilasciano sostanze dannose.

5. Le patologie legate alla qualità dell’aria

Secondo l’OMS il 30% circa degli occupanti di edifici non residenziali è colpito da forme di malessere, il 50% degli impianti risulta insalubre e l’80% degli edifici commerciali non raggiunge gli standard di qualità minima accettabile dell’aria. In più si stima che la mancata manutenzione degli impianti aeraulici determina un extra consumo di energia pari a circa il 25%.

Le patologie dipendenti dalla qualità dell’aria negli ambienti confinati sono classificate in funzione della gravità con cui si manifestano.

Malattie associate agli edifici  (Building related Illness, BRI)

Si presentano con  un quadro clinico ben definito e se ne può identificare l’agente causale, è possibile individuare la sorgente di contaminazione e di norma interessano solo una quota limitata delle  persone che occupano quell’edificio. In genere tali patologie sono  a carico dell’apparato respiratorio,  cardiovascolare o del sistema nervoso. Un  tipico esempio  è rappresentato dalla legionellosi: sappiamo che questa malattia è  causata dal batterio Legionella che prolifera sotto particolari condizioni ambientali negli impianti idrici e  aeraulici: se ne conosce il quadro clinico  e sono disponibili le misure terapeutiche.

Sindrome da edificio malato (Sick-Building Sindrome , SBS)

Il quadro si presenta con manifestazioni cliniche aspecifiche e manifestazioni sintomatologiche contraddistinte da discomfort  e sintomi che insorgono dopo poche ore di permanenza nell’edificio e che si risolvono all’allontanarsi dall’edificio stesso10

Sindrome da sensibilità chimica multipla (Multiple Chemical Sensitivity Syndrome, MCS)

Disturbi cronici associati all’esposizione ad agenti chimici volatili di varia natura ed entità: una quota della popolazione (a causa di processi di accumulo di sostanze nell’organismo) risulta disturbata dall’esposizione ad agenti di sintesi chimica presenti nell’ambiente. Questo tipo di sindrome interessa alcuni individui11. Un cofattore che può amplificare e peggiorare tale quadro è dovuto alla presenza di campi elettromagnetici (Wi-Fi, cellulari, emissioni da parte di dispositivi elettrici ed elettronici).


10. Un esempio è rappresentato dai mal di testa o dalle irritazioni e infiammazioni che insorgono nei lavoratori  a metà mattinata o nel primo pomeriggio: nell’ufficio è presente qualcosa che disturba, o anche  un insieme di fattori che congiuntamente determinano l’insorgenza di tali disturbi.
11. ad esempio scatenata da sostanze aromatiche.


6. Aria salubre anche indoor?

Nel caso di molti ambienti confinati, non potendo ricorrere ad apporti diretti di aria esterna, ci si affida totalmente all’aria trattata dagli impianti di condizionamento, per cui il primo passo per garantire la qualità dell’aria è rappresentato dal monitoraggio con l'obiettivo di mettere in atto buone pratiche e buoni interventi che garantiscano aria salubre agli occupanti degli edifici serviti da tali impianti: ciò permette di migliorare la qualità della vita e ridurre drasticamente il rischio per la salute. La strada maestra è rappresentata dalla manutenzione e dalla pulizia regolari di tutte le componenti dell’impianto.

7. Riferimenti normativi

Riassumiamo in breve quanto riportato per esteso nella nostra pubblicazione dal titolo “Qualitá e pulizia dell’aria negli impianti di ventilazione: normativa di riferimento riguardante le canalizzazioni”. I principali strumenti normativi vigenti in Italia, ovvero il Decreto Legislativo n°81 del 2008 e l’Accordo Stato Regioni del Febbraio 2013, forniscono chiare disposizioni che, insieme ad alcune norme regionali, non lasciano dubbi sulla necessità da parte delle aziende, di mettere in atto regolari attività di monitoraggio, pulizia e manutenzione degli impianti aeraulici, in maniera da avere la sicurezza di fornire un ambiente di lavoro salubre e sicuro.  È fondamentale per il datore di lavoro disporre a fine manutenzioni della documentazione di avvenuto intervento che può essere rilasciata solo da ditte specializzate che operano nel rispetto delle norme vigenti e degli standard internazionali.

Gli aspetti importanti trattati dalla normativa indirizzano per poter attuare al meglio le attività di:

  1. valutazione del Rischio
  2. messa a norma della struttura.
7.1. Dlgs 81/2008

 Il Decreto 81/08 obbliga il datore di lavoro  ad eseguire tutte le valutazioni del rischio chimico,  fisico e biologico della propria struttura e, allo stesso  tempo, ad eseguire una valutazione dei rischi anche a  livello impiantistico dei sistemi di condizionamento.  Quest’obbligo è esplicitato nel Titolo II: Luoghi di lavoro  – capo I – articolo 64, allegato IV: requisiti dei luoghi di  lavoro:1.9 e obbliga l’immediata rimozione di tali depositi  e la sanitizzazione degli impianti. Parlando dei luoghi di  lavoro, nell’allegato IV, viene sviscerato l’argomento dei  requisiti dal punto di vista microclimatico dei luoghi di  lavoro e si fa riferimento proprio alla manutenzione degli  impianti di condizionamento.  In particolare, ciò è enunciato nei punti 1.9.1.4 dove  viene detto che “gli stessi impianti di funzionamento devono essere  periodicamente sottoposti a controllo, manutenzione,  pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei  lavoratori” .

Sempre nel D.lgs. 81/08 sono definiti i criteri e le  regole per la protezione dei lavoratori contro i rischi  derivanti da esposizione a microrganismi potenzialmente  patogeni, comprese le attività con uso deliberato di  agenti o di microrganismi che possono essere fonte  di rischio. La differente tipologia dei rischi condiziona  tutti gli adempimenti normativi che il datore di lavoro  deve adottare. Il Decreto non dà, però, prescrizioni  riguardo alla frequenza con cui tali controlli debbano  essere effettuati, né circa le modalità di intervento per  l’eliminazione dei possibili inquinanti presenti. Il motivo  di questa “mancanza” è dovuto al fatto di essere un testo  unico, che vale cioè per tutte le tipologie di luoghi di  lavoro. Per tale motivo non si possono dare tempistiche  e modalità operative universali, uguali e valide per tutti,  perché ogni struttura e ogni impianto ha una storia a sé e una sensibilità differente. Quindi deve essere il datore di  lavoro a stabilire la frequenza con la quale fare interventi,  a seconda della tipologia di impianto. Queste lacune  vengono colmate con l’Accordo Stato Regioni del 2013,  un documento emanato nel febbraio di quell’anno, che  fornisce una procedura operativa per la valutazione  e gestione dei rischi correlati all’igiene degli impianti di  trattamento dell’aria.  

7.2 Accordo Stato - regioni/province autonome del Febbraio 2013

La Delegazione dello Stato e dei rappresentanti delle Regioni e delle province autonome ha stilato tale procedura operativa per fornire al datore di lavoro tutte le indicazioni pratiche sulla  valutazione e gestione dei rischi volte a pianificare gli  interventi di manutenzione sugli impianti di climatizzazione. In questo  caso vengono anche indicate le frequenze consigliate per  le ispezioni visive sugli impianti di condizionamento: si  consiglia ad esempio un’ispezione con frequenza almeno  annuale o comunque stabilita in funzione dei risultati delle  ispezioni precedenti e delle valutazioni dei rischi. Quindi,  un aspetto importante è che il datore di lavoro, dopo  aver analizzato i risultati delle ispezioni effettuate su ogni  singolo impianto, stabilisce la frequenza delle successive  ispezioni: si rimanda alla trattazione citata all’inizio del Capitolo 8 per maggiori chiarimenti a riguardo. In particolare alla pagina 10 del documento si trova il FLOW CHART della procedura operativa per la corretta valutazione e gestione del rischio igienico dei canali aeraulici.

7.3 Valutazione del livello di igiene degli impianti HVAC

Per poter valutare quindi lo stato igienico dell’impianto  bisogna seguire le linee guida e i protocolli operativi.  Linee guida sono elencate nello schema operativo  fornito nell’Accordo stato-Regioni citato ma anche in documenti emanati da associazioni specialistiche nazionali e internazionali, ovvero, nel nostro caso AIISA (Associazione Italiana Igienisti sistemi Aeraulici) e NADCA (National Air Duct Cleaners Association). La NADCA è la società americana che detta a livello  mondiale le linee guida su come eseguire il monitoraggio  e la bonifica degli impianti di condizionamento, mentre  l’AIISA è il corrispettivo italiano. 

Lo schema operativo si sviluppa in 4 step:  

  1. valutazione preliminare dei rischi,  
  2. intervento di bonifica ambientale, se necessario,  
  3. valutazione dei risultati e le analisi post-intervento, 
  4. certificazione dell’impianto di condizionamento.

8. Il protocollo adottato da Crepaz Florio e previsto dalle norme

Il protocollo prevede una fase di ispezione/monitoraggio degli impianti di condizionamento e, se da  esso risulta una corrispondenza ai requisiti normativi,  una certificazione rilasciata al Datore di Lavoro  che stabilisce che l’impianto è a norma. Se invece il  monitoraggio mette in evidenza che non sono rispettati  i requisiti normativi dal punto di vista igienico, allora è  pianificato un intervento di Bonifica e Sanificazione, con  un monitoraggio post-intervento, a termine del quale  viene rilasciata la certificazione di avvenuto intervento,  che stabilisce la messa a norma dell’impianto.

Tali step, riportati in figura 1 e previsti dalla normativa12 sono riassumibili in: 

  • La prima fase è l’ispezione visiva dell’impianto  aeraulico, che viene condotta attraverso specifiche liste di controllo così come previsto nel manuale allegato all’Accordo Stato Regioni. Il un sopralluogo che viene eseguito è atto a valutare dal punto di vista macroscopico il  rispetto delle norme igieniche relativamente all’impianto13
  • Se l’ispezione visiva evidenzia requisiti igienici  soddisfacenti, l’attività è registrata e riprogrammata con  cadenza annuale o semestrale (in funzione della  valutazione dei rischi). 
  • Se, invece, i requisiti igienici non  sono rispettati o sono rispettati solo in parte, allora  si stabiliscono le tipologie di  intervento da effettuare: 
    •  › Se dall’ispezione visiva risulta chiaro l’intervento da eseguirsi allora si attua la manutenzione  ordinaria, compresa la pulizia e sanitizzazione dell’impianto, si registra  l’attività e si programmano i prossimi interventi. 
    •   › Se in seguito alla prima ispezione visiva,  l’intervento da mettere in atto non è chiaro, allora si programma e mette in atto la necessaria ispezione tecnica che consta di specifici  controlli, analisi microbiologiche, monitoraggio e analisi delle polveri, necessarie per determinare il rischio a cui si è esposti respirando l’aria immessa  dall’impianto.
https://crepazflorio.it/wp-content/uploads/2022/08/Copia-di-Procedura-operativa-accordo-stato-regioni-2013-png-2-719x489.png

Figura 1: Procedura operativa valutazione del rischio impianti di climatizzazione e ventilazione


12. (D.lgs. 81/08 e Accordo Stato Regioni 2013,  schema operativo ACR 2013)
13. Ad esempio si valuta lo stato di prese d’aria,  batterie di  scambio termico, presenza di  ristagni d’acqua nella vasca di umidificazione, il  livello di pulizia dei filtri, la presenza di fenomeni corrosivi nell’impianto, etc.


 

8.1 Incentivi

Nel corso degli ultimi due anni il governo ha agevolato le imprese che avevano sostenuto spese per la sanificazione degli ambienti o acquisto di DPI attraverso l’introduzione di un credito di imposta, in particolare per le spese sostenute nei mesi di giugno, luglio, agosto del 2021 tale agevolazione era stata fissata nella misura del 30% delle spese sostenute.

https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/infogen-credito-sanificazione-imprese

Al momento non sono in vigore agevolazioni di tale sorta.

⬇ Crepaz Florio, con la sua esperienza nella realizzazione e sanificazione di impianti e condotte aerauliche, è disponibile per consulenza e assistenza o analisi della qualità dell’aria nella tua azienda: non esitare a contattarci.

Sede: Primiero San Martino di Castrozza (TN).

Sede operativa: Canal San Bovo (TN).